Corso di formazione: Lingua e cultura dei Rom abruzzesi – REPORT 1

Incontro di venerdì 18 marzo 2016 prof. Roberto de Angelis, Sociologia  della città, Università La Sapienza Roma.

Il prof. De Angelis non ha tenuto la solita lezione – esposizione tradizionale che forse ci aspettavamo, ma ha raccolto le sollecitazioni dei docenti a cui direttamente ha chiesto di lanciare delle suggestioni.

Riferendo la sua esperienza nel mondo dei rom e sinti, a cui si è avvicinato grazie a don Bruno Nicolini, ha notato come l’esperienza delle classi “LACIO DROM” è partita da una considerazione corretta ed una valutazione della realtà dei campi nomadi. Prima di allora (1960) i bambini rom non si erano mai avvicinati alla scuola e LACIO DROM permetteva di adattare orari e calendario scolastico alle esigenze della vita nomade.

Ha poi ricordato il significato generale della valenza educativa: l’insegnante si pone con amore verso gli alunni che devono essere considerati alla pari, non come vasi vuoti da riempire.

Partito dai differenti approcci al problema delle culture ‘altre’ si è soffermato sui concetti di “multiculturalismo” (viva la differenza) “universalismo” (giustapposizione di tanti diversi) e “essenzialismo” (modo metastorico per cui una identità è cristallizzata e immodificabile) come metodi di porsi di ogni cultura e soprattutto da parte di quella ospitante nei confronti delle minoranze e viceversa.

La differenza si valorizza nella relazione, non dentro schemi statici di società: spesso si corre il rischio di confondere cultura con condizione. La differenza è che spesso la seconda non è frutto di libera scelta, ma è subita. Bisogna ricordare che non si può dare per scontato l’orgoglio di appartenenza, né alle minoranze in generale, né all’interno del popolo Rom.

Citando i tre intellettuali di origine rom, Spinelli, Guarnieri e Morelli, il prof. De Angelis ha fatto rilevare come sia fondamentale che ci sia autodeterminazione da parte  della minoranza: gli altri (noi) possono studiare il fenomeno, ma non dire loro cosa possono essere. Occorre studiare il pensiero di intellettuali di origine rom per confrontare le diverse posizioni. Ritiene sbagliato, però, da parte dei tre ricorrere ad enfatizzazioni della loro società. La cultura rom ha ricevuto contributi e prestiti da tutte le culture ospitanti che ha incontrato nel suo lungo cammino. Quelle che vengono presentate come caratteristiche della identità zingara per i rom abruzzesi, sono comuni invece alle culture povere: vivono nel presente. Questa è una caratteristica trans-nazionale. È accettabile se frutto di libera scelta (e secondo il professore chi sceglie di vivere nel presente ha fatto un lungo lavoro di ricerca anche intellettuale e filosofica). Molti elementi della soro minoranza, sono uguali a tante società del centro Italia; non a caso i Rom abruzzesi hanno caratteristiche differenti dal resto d’Europa proprio per questo.

Descolarizzare, spiegare i comportamenti ‘deviati’ come rivalsa verso i gagé, proporre una lettura della scuola statale come acculturante sono i rischi più gravi che il prof. De Angelis ci ha presentato, invitandoci a confrontarci con Bruno Morelli a riguardo.

Alcune considerazioni finali: la scuola è incapace di soddisfare i bisogni sia del rom che degli altri. Non si possono prevedere o misurare i successi a fine anno.

Rischi da non correre: l’assistenzialismo becero e l’inclusione maligna.

E mail del prof. [email protected]

Libri: Bruno Morelli “L’identità zingara”ed. ANICIA 2006

Gabriella Di Cioccio

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