Studiare in Italiano L2

Foto-DxAnnunzio.jpg_1758035928La L1 è la lingua materna ormai acquisita quando si entra nella scuola, la L2 è la lingua che viene acquisita nel luogo in cui essa è parlata. L’insegnamento/apprendimento di una lingua seconda è un problema complesso. Già l’apprendimento della lingua madre è soggetto a continue variabili nel tempo e nello spazio, ma questo vale ancor di più per la lingua seconda.
I soggetti destinatari dell’insegnamento dell’italiano come lingua seconda sono gli studenti “stranieri”, che nella realtà scolastica sono tutti coloro che non hanno l’italiano come lingua madre e che si riconoscono in altra o altre culture diverse da quella italiana.
Il gruppo di studenti l2 che popola una classe è disomogeneo: ognuno conosce una o più lingue che possono essere un aiuto (l’inglese per gli africani , gli indiani, i siriani; il francese per i maghrebini) ma che esercitano una forte interferenza sull’italiano, da acquisire. Gli studenti più grandi conoscono già un alfabeto, ma spesso è diverso da quello latino non solo come segni ma anche come logica. Lo studente straniero raggiunge presto un’autonomia linguistica di sopravvivenza che non coincide con la lingua della vita scolastica; la costruzione di quest’ultima infatti può essere meno agevole di quanto si possa immaginare nel momento in cui si scontra con le microlingue disciplinari, con conseguenze disastrose se non vengono attuati percorsi di facilitazione. È chiaro, dunque, che le normali attività di insegnamento in L1 sono inutili e frustranti per lo studente L2 – meglio optare allora per laboratori che tengano conto di questi aspetti didattici:
• FACILITAZIONE come modalità di accesso al testo:
– LESSICO – vocabolario di base, si evitano forme figurate, espressioni idiomatiche e nominalizzazioni
– SINTASSI- sarà formata da frasi brevi (massimo 20-25 parole), l’ordine della frase sarà canonico (soggetto, verbo, complemento). I verbi saranno usati nei modi finiti e nella forma attiva, i soggetti delle frasi saranno esplicitati, si eviteranno le forme impersonali, si preferiranno frasi coordinate o subordinate semplici. Si manterrà un tasso elevato di ridondanza (più nomi pieni che pronomi, poche ellissi, ripetizione delle stesse forme, piuttosto che uso dei sinonimi; si espliciteranno i passaggi tra argomenti che verranno segnalati graficamente andando a capo.
– ATTIVITA’ – prima della lettura si selezionano le parole chiave (anche mediante immagini e traduzioni nella lingua madre) e si crea la motivazione; durante la lettura fare uso di immagini, mimare, usare espressivamente il tono di voce, evidenziare con sottolineature o altro i punti salienti del testo, segnalare con frecce, circoli, diagrammi le relazioni fra parti del testo; dopo la lettura far svolgere attività (anche non verbali) a partire dal testo utilizzare esercizi mirati, formulare domande sul testo, collegare il testo con altri brani
• CONTENUTI che possono essere gerarchizzati tra quelli che devono rimanere in primo piano e quelli che possono essere di contorno. È necessario selezionare quali contenuti trasmettere; è necessario evidenziare una mappa concettuale della disciplina, come sono organizzati i concetti, le conoscenze e relazioni reciproche. Bisogna considerare la densità informativa -semplificare non significa accorciare ma diluire l’informazione.
• METODOLOGIA attraverso forme cooperative, ludiche e di tutoring fra pari.
Breve bibliografia di riferimento
Teoria e prassi dell’italiano L2 come lingua per lo studio di Sonia Ambrosi, in Laboratorio Itals, novembre 2012
Balboni Paolo, “Le sfide dell’Italiano”, Utet Università, Torino 2006.
Vaccarelli Alessandro, “L’apprendimento e l’insegnamento dell’italiano a scuola: una mediazione di fatto”, in Incontri a cura di M. Fiorucci, Roma, Armando Editore, 2004.
Serragiotto Graziano, “Tecniche di semplificazione dei testi per alunni stranieri” in Syllabus delle competenze dei docenti, Rovereto, 2015.

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