Inclusione e Bisogni Educativi Speciali

INCLUSIONeNegli ultimi anni il termine Inclusione è entrato prepotentemente nell’immaginario scolastico, sostituendo Integrazione e agganciandosi a realtà eterogenee; situazioni difficili di apprendimento che il legislatore ha voluto organizzare con la Direttiva sui BES del 2012 e successivi chiarimenti.
1. Bisogni Educativi Speciali (BES)
L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse. Gli alunni che mostrano di avere Bisogni Educativi Speciali non sono solo quelli in possesso di una certificazione, ma sono molti di più, e in particolare tutti quelli che necessitano come i primi di attenzione e spesso di interventi mirati. Quest’area dello svantaggio scolastico comprende tre grandi sotto-categorie:
• quella della disabilità ( legge 104/92);
• quella dei disturbi evolutivi specifici;
• quella dello svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale.

2. Strategie di intervento
Le strategie di intervento richiedono un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata dei seguenti punto-di-domanda
documenti/strumenti di lavoro:
• piano dell’offerta formativa;
• analisi ed identificazione del disagio;
• piano didattico personalizzato(PdP);
• piano annuale per l’inclusività (P.A.I.);
• monitoraggio, valutazione e piano di miglioramento.

gruppi-ansia3. Soggetti che favoriscono le azioni per l’inclusione
Le azioni per l’inclusione possono essere favorite dai seguenti soggetti:
• gruppo di lavoro per l’inclusione (GLI);
• centri territoriali per l’inclusione (CTI);
• centri territoriali di supporto (CTS);
• uffici scolastici regionali.
Il Miur assicura il coordinamento nazionale dei centri territoriali di supporto.

4. PdP (Piano didattico Personalizzato)
Il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in un Piano Didattico Personalizzato (PDP), ha lo scopo di definire, monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata – le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli apprendimenti.Il Piano Didattico Personalizzato è lo strumento in cui si potranno, ad esempio, includere progettazioni didattico-educative calibrate, strumenti programmatici utili in maggior misura rispetto a compensazioni o dispense, a carattere squisitamente didattico-strumentale.

5.PAI (Piano Annuale per l’Inclusione)
E’ un documento redatto dal GLI entro il mese di giugno. Esso tiene conto delle criticità e dei punti di forza degli interventi di inclusione scolastica operati nell’anno appena trascorso e deve contenere la formulazione di un’ipotesi globale di utilizzo funzionale delle risorse specifiche, istituzionali e non, per incrementare il livelloimagesCA4CXG2C di inclusività generale della scuola nell’anno successivo. . Il Piano deve essere quindi discusso e deliberato in Collegio dei Docenti e inviato ai competenti Uffici Scolastici Regionali.
Una scuola inclusiva promuove ” la personalità di ogni allievo aiutandolo a raggiungere il proprio successo formativo, consentendo a tutti, nessuno escluso, di esprimere il meglio di sé….” (M.E. Bianchi-V.Rossi).

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